Al microfono di Claudia Rossi di Teleticino ho detto che noi assicurati e assicurate IPCT siamo "quelli e quelle che tengono in piedi il Cantone". Apriamo gli uffici dell'amministrazione cantonale e di 36 comuni affiliati, controlliamo le strade, entriamo nelle aule delle scuole - infanzia, elementari, medie e medie superiori, prestiamo un aiuto a domicilio per gli anziani e le anziane...
Aiutiamo insomma le strutture del Cantone a funzionare: l'economia del Cantone la tengono in piedi tanti e tante altre, ci mancherebbe. Sono i lavoratori e le lavoratrici del privato e del pubblico; le aziende private, gli enti para-pubblici, le organizzazioni cantonali. E avrò di sicuro dimenticato qualcuno o qualcosa...
Mai pensato altro. Potevo formulare meglio la frase, certo, ma non è sempre facile esprimersi davanti a un microfono, specie quando non se ne ha l'abitudine. Ma in tutta franchezza, mi pareva che il senso vero, reale, fosse abbastanza chiaro.
In piazza e durante la conferenza stampa di lunedì, davanti all'IPCT, ho detto che la frontiera tra lavoratori del privato e del pubblico è disegnata ad arte, serve a mettere gli uni contro gli altri e a disperdere le energie dei lavoratori e delle lavoratrici. L'equivoco rabbioso che si è voluto creare sulle mie parole di sopra dimostra chiaramente quanto sia 'efficace' mettere gli uni contro gli altri.
Da giovane, ho lavorato per cinque anni nel privato, in posizioni in cui ero passabilmente sottopagato e/o precario. Mio padre, nel privato, ha lavorato una vita. In fabbrica.
Lo Stato è il datore di lavoro per eccellenza: difendere i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori del pubblico e del parapubblico significa, in modo indiretto ma nemmeno troppo, difendere anche i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori del privato.
Enrico Quaresmini.
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