L’OPINIONE / BOAS EREZ / già rettore dell’USI
A breve, il Parlamento ticinese deve esprimersi sulle pensioni di circa 17.000 persone affiliate all’Istituto di previdenza del Cantone Ticino (IPCT). Dovrà infatti pronunciarsi su un messaggio del Governo che, a seguito di un accordo con i sindacati, propone nuove condizioni per il pagamento del loro secondo pilastro.
La diminuzione del tasso di conversione necessita un messaggio, ma questo non dovrebbe essere l’occasione di peggiorare ancora la situazione. Il meglio sarebbe che il Parlamento accogliesse il Messaggio 8032. Eppure, certi gridano «giù le pensioni degli statali!», forse senza neanche rendersi conto delle conseguenze.
Statali pensionati più poveri? Più persone da sussidiare! Carriere pubbliche meno attrattive? Sì, meno attrattive per gli svizzeri che troveranno lavoro nel privato o Oltralpe; quindi più frontalieri anche nella funzione pubblica e maggiore dipendenza dall’Italia, come nel campo infermieristico! Diminuire l’onere dello Stato per aumentarlo? Indebolire lo Stato per indebolire la coesione sociale? Ammettiamo pure che alcuni settori dell’amministrazione cantonale potrebbero funzionare meglio, ma questa non è una ragione perché lo Stato manchi alle responsabilità di un datore di lavoro nei confronti dei propri dipendenti. I e le parlamentari si sbagliano se basano la loro azione su una vaga insoddisfazione o gelosia della popolazione nei confronti degli statali. Per cominciare, dovrebbero far prova di cautela nel mettere in dubbio il valore del lavoro svolto dal Governo e dal Consiglio dell’Istituto. Dovrebbero poi tenere presente che sono le leggi da loro varate a causare e a inquadrare l’essenziale dell’operato dell’amministrazione. Purtroppo invece, assistiamo da un lato a interventi che, non volendo rivedere le priorità di spesa del Cantone, cedono alla tentazione di far contribuire gli affiliati al risanamento dell’Istituto, e da un altro interventi che sono mossi da pregiudizi riguardo a un ipotetico strapotere dello Stato. Recentemente è già successo che il Parlamento abbia voluto correggere le proposte del Governo sulla questione, in particolare decidendo di passare dai mercati finanziari per rimpinguare le riserve dell’Istituto. Soluzione ideologica che non è neppure stato possibile mettere in atto! Per ammissione stessa del Governo, il Messaggio non risolve uno dei problemi principali dell’IPCT, quello del tasso di copertura, che altri cantoni hanno risolto con il necessario versamento di miliardi. In Ticino già nel 2012 mancavano circa 1,5 miliardi di franchi, ma da allora il Cantone non ha fatto il dovuto per risolvere il problema, e benché non stia agli affiliati risolverlo essi vi hanno già largamente contribuito. Di fatto, la cassa pensioni nel 2012 è passata al primato dei contributi: l’essenziale dei contributi di ogni affiliato dovrebbe essere riservato ad alimentare la propria pensione. Quindi, quando come un mandriano americano si risponde
alle rivendicazioni degli statali con un laconico «benvenuti alla realtà ragazzi! », forse si ha una visione distorta della realtà. Penso che nessuno sia pronto a pagare una prestazione sapendo che dal 15 al 50% del pagamento non contribuisce alla prestazione, ma va invece a risanare le casse dell’istituto che deve fornire la prestazione.
Eppure questa è la realtà che si cerca di imporre agli affiliati dell’IPCT, oltre alla diminuzione delle prestazioni del 20% già effettuata, e un’altra equivalente annunciata!
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